Computer Generated People

Spesso sentiamo sottolineare dai brand e dai social media advertisers l’importanza che hanno le connessioni umane, le interazioni con i clienti e l’audience in generale.

Negli anni questo approccio, tuttavia, si è notevolmente evoluto e – visto il numero sempre più elevato di utenti sui social – i brand sono alla continua ricerca di metodi innovativi per interagire con il loro pubblico e differenziarsi, proprio e soprattutto sui social. Anche se l’idea di trovarsi a camminare in mezzo ai robot, incontrarli in palestra o averceli vicino al ristorante è un’ipotesi che ad oggi appare ancora molto lontana, d’altra parte sui social le interazioni H2R (human to robot) stanno evolvendo molto e forse troppo rapidamente. Da qualche anno ormai quasi milioni di persone in tutto il mondo hanno iniziato a cercare sui social (in primis Instagram) influencer virtuali con cui interagire: gli influencers virtuali.

 

Ma che cosa sono veramente questi influencers virtuali?

 

Per definizione gli influencers virtuali o CGI influencers (computer generated “people”) sono degli avatar creati virtualmente con caratteristiche e personalità molto reali, quasi non distinguibili da una persona vera, se non ad un occhio meno attento.

Seppur sul “mercato” solo da pochi anni, i CGI sono già diventati una tale forza all’interno del mercato del marketing da essere già stati presi in considerazione da grossi brands internazionali, in coda per poter utilizzare questo tipo di digital PR.

 

Come funzionano?

Ovviamente gli influencers virtuali non esistono veramente e quindi come funzionano? Chi c’è dietro di loro?

Dietro ognuno di loro ci sono dei digital creator, che siano brands o singoli individui, creatori che preferiscono rimanere senza volto. Loro sono solo la mente creativa che sta dietro questo fenomeno che noi tutti stiamo con perplessità o curiosità scoprendo…

I creators digitali scelgono tutto per gli influencers: con chi devono interagire, come si devono vestire, con chi collaborano e soprattutto gestiscono i soldi che vengono investititi su di loro.

 

Top virtual Influencers:

 

Lil Miquela 

 

La prima influencer virtuale nasce nel 2016 da due ideatori di Los Angeles: Trevor Mcfedries e Sara Decou il suo nome è Miquela Sousa.

Una ragazza appassionata di musica e moda che spesso si batte anche per temi sociali come #blacklivesmatter, grazie alla sua attività sui social in pochi anni è riuscita ad ottenere un livello di engagement invidiabile con 2,9 milioni di followers.

 

Molti brand l’hanno già vista protagonista come: Prada, Chanel, Balenciaga, UGG, Samsung e Calvin Klein.

 

 

Shudu

 

 

Creazione del fotografo Cameron James-Wilson, sicuramente la più elegante di tutte e anche la più “reale”.

 

A marzo 2018 perfino Rhianna non conoscendo il profilo ha ripostato i suoi contenuti su alcune piattaforme riuscendo a raggiungere 8.1 millioni di followers.

 

Attualmente il profilo ha uno schieramento di 185K followers, ha firmato un contratto con un’agenzia digitale di modelle e inoltre è entrata a fare parte della famiglia Balmain come modella virtuale.

 

Blawko

 

Come Miquela, anche Blawko è stato creato da creatori digitali di Los Angeles, si definisce uno young robot, un sex symbol per il suo stile street e i suoi numerosi tatuaggi.

 

Forse uno dei più misteriosi influencers dovuto anche al fatto che indossa sempre la mascherina, (anche prima del periodo covid). Lui ha un approccio più rilassato e una relazione di alti e bassi con un’altra influencers virtuale un po’ meno nota.

 

Di recente ha anche partecipato ad un dj set sulla radio NTS e ha poi creato anche il suo canale Youtube.

 

Come ne beneficiano i brands?

 Perché un brand dovrebbe affidarsi a dei personaggi fittizi?

Ovviamente ci sono dei pro e dei contro, vediamone gli aspetti positivi:

 

  • Lavorando con influencers virtuali i lanci delle campagne digital possono diventare molto più semplici. Rispetto ad un lancio di una campagna con un vero influencer, si evitano possibili ritardi grazie al controllo diretto dei contenuti
  • In caso di ritocchi o piccoli errori gli influencers virtuali possono essere ritoccati in tempi velocissimi cosa che non può accadere con una vera persona, quindi di conseguenza le campagne non rischiano di subire ritardi
  • Costi più bassi rispetto ad un vero influencer

 

Chiaramente dall’altra parte abbiamo gli aspetti negativi che sono dati dalla mancanza di fattore umano che instaura il rapporto di fiducia tra un vero influencer e i suoi followers.

 

Questo tipo di marketing è già stato usato da tantissimi brand ed è quindi una strategia già testata che sta dando prova di essere molto efficace soprattutto in termini di engagement.

 

Gli influencers virtuali stanno sorpassando i reali. Uno studio di HypeAuditor del 2020 dimostra come i primi abbiano quasi tre volte l’engagement degli influencers reali, mentre in un altro studio del 2019 si mostrava addirittura che un influencer normale per raggiungere lo stesso numero di followers dovrebbe fare quattro volte di più rispetto ad un influencers virtuale.

 

Fonte: HypeAuditor

 

Che cosa significa la crescita degli influencers virtuali per il futuro del marketing?

 

Gli influencers virtuali presenti sono un’opportunità interessante per i brand, danno ai marketeers il controllo completo su questi personaggi riuscendo quindi a ridurre i rischi di eventuali errori. Grazie alla creazione di questi influencers virtuali i brand possono creare ambassador dedicati.Le aziende possono scegliere le caratteristiche che meglio credono, per rendere l’influencer in linea con i loro core values.

Come abbiamo visto sopra già tantissimi brands se ne stanno occupando (si veda Samsung che con Lil Miquela per il team galaxy 2019 ha avuto un enorme successo).

Mentre il settore non dà segni di rallentamento, molti pubblicitari e clienti si stanno già facendo domande riguardo alla pratica di utilizzo AI Generated Talent.

La domanda che ci poniamo è: si tratta di un trend passeggero o ci stiamo inconsapevolmente inoltrando in un mondo sempre più distaccato dalla realtà?

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